lunedì 20 maggio 2013

Murrawarri, un nuovo Stato e un vecchio problema per l’Australia.

FONTE: LIMES-Rivista di geopolitica

Il popolo dell'Outback australiano si è dichiarato indipendente dal Commonwealth, avviando la campagna di riconoscimento all'Onu. Canberra non ha ancora risolto la questione aborigena.

di Fabrizio Maronta

La Repubblica di Murrawarri sarà pure il paese più giovane del mondo, ma per i suoi abitanti è antico di millenni.

Il suo territorio occupa una regione di circa 81 mila km² nell’Outback australiano, nota come regione del fiume Culgoa, che insiste sul distretto sudoccidentale del Queensland e sul distretto di Orana del New South Wales. Da quando gli inglesi misero piede sul continente, queste terre sarebbero “in prestito” e la loro mancata restituzione, dietro esplicita richiesta dei suoi abitanti originari, configurerebbe un’occupazione abusiva.

È quanto sostiene il Murrawarri Peoples Council in una missiva del 3 aprile scorso indirizzata alla regina Elisabetta d’Inghilterra, al primo ministro dell’Australia e ai premier del Queensland e del New South Wales.

Nella lettera si dichiara l’indipendenza della nazione Murrawarri dal Commonwealth britannico, sulla scorta del fatto che “il popolo Murrawarri non ha mai alienato la sua sovranità sulle terre, sulle acque, sullo spazio aereo e sulle risorse naturali del proprio territorio, […] ma ne ha ceduto in concessione il mero esercizio alla corona britannica” e può dunque chiederla indietro in qualsiasi momento.


Quel momento è arrivato. La lettera chiedeva provocatoriamente alla corona inglese di produrre “trattati che attestino la sovranità britannica sulle terre in questione o […] documenti attestanti una esplicita dichiarazione di guerra da parte della corona britannica contro la nazione murrawarri.”

In sostanza, si tratta di un escamotage mirante a dimostrare che gli aborigeni non si sono mai sottomessi volontariamente a Londra e non ne sono mai stati conquistati con la forza; ma anche di una contestazione del principio secondo cui, all’arrivo degli inglesi, quelle australiane erano terrae nullius. In mancanza di tale documentazione, la sovranità sul territorio della neonata Repubblica è da intendersi in capo alla stessa, che dunque si attiverà per vedersela formalmente riconosciuta con un’apposita azione presso le Nazioni Unite.


La missiva indicava un termine di 28 giorni per produrre i documenti richiesti. Il silenzio sarebbe equivalso a un’ammissione implicita che “la Repubblica Murrawarri è da considerarsi uno Stato libero e indipendente, in linea con le norme e le convenzioni internazionali.” Il termine è scaduto l’8 maggio, sicché domenica 12 maggio il Murrawarri Peoples Council ha dato ufficialmente via alla campagna di riconoscimento presso l’Onu.

Nelle intenzioni, sembra tutto fuorché un esercizio di stile. Dalla dichiarazione di “continuata indipendenza” di aprile, il Peoples Council si è attivato per creare strutture istituzionali di transizione, tra cui tribunali locali, un ministero dell’Industria e uno della Difesa civile. I suoi rappresentanti parlano di incentivi fiscali per i cittadini murrawarri e confidano che la loro mossa inneschi un revival dell’indipendentismo aborigeno.

È presto per dire quale esito avrà l’azione presso le Nazioni Unite. Di certo, non sono le dimensioni (modeste) né il potenziale economico (altrettanto limitato) della piccola repubblica a poter impensierire Canberra.

Tuttavia, l’iniziativa dimostra che i rapporti tra governo australiano e comunità aborigene restano problematici e che quella delle rivendicazioni politiche dei nativi resta una questione aperta.

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