FONTE: LIMES-Rivista di geopolitica
Il popolo dell'Outback australiano si è dichiarato indipendente dal
Commonwealth, avviando la campagna di riconoscimento all'Onu. Canberra
non ha ancora risolto la questione aborigena.
di Fabrizio Maronta
La Repubblica di Murrawarri sarà pure il paese più giovane del mondo, ma per i suoi abitanti è antico di millenni.
Il suo territorio occupa una regione di circa 81 mila km² nell’Outback australiano,
nota come regione del fiume Culgoa, che insiste sul distretto
sudoccidentale del Queensland e sul distretto di Orana del New South
Wales. Da quando gli inglesi misero piede sul continente, queste terre
sarebbero “in prestito” e la loro mancata restituzione, dietro esplicita
richiesta dei suoi abitanti originari, configurerebbe un’occupazione
abusiva.
È quanto sostiene il Murrawarri Peoples Council in una missiva
del 3 aprile scorso indirizzata alla regina Elisabetta d’Inghilterra,
al primo ministro dell’Australia e ai premier del Queensland e del New
South Wales.
Nella lettera si dichiara l’indipendenza della nazione Murrawarri dal Commonwealth britannico,
sulla scorta del fatto che “il popolo Murrawarri non ha mai alienato la
sua sovranità sulle terre, sulle acque, sullo spazio aereo e sulle
risorse naturali del proprio territorio, […] ma ne ha ceduto in
concessione il mero esercizio alla corona britannica” e può dunque
chiederla indietro in qualsiasi momento.
Quel momento è arrivato. La lettera chiedeva provocatoriamente alla corona inglese
di produrre “trattati che attestino la sovranità britannica sulle terre
in questione o […] documenti attestanti una esplicita dichiarazione di
guerra da parte della corona britannica contro la nazione murrawarri.”
In sostanza, si tratta di un escamotage mirante a dimostrare che gli aborigeni
non si sono mai sottomessi volontariamente a Londra e non ne sono mai
stati conquistati con la forza; ma anche di una contestazione del
principio secondo cui, all’arrivo degli inglesi, quelle australiane
erano terrae nullius. In mancanza di tale documentazione, la
sovranità sul territorio della neonata Repubblica è da intendersi in
capo alla stessa, che dunque si attiverà per vedersela formalmente
riconosciuta con un’apposita azione presso le Nazioni Unite.
La missiva indicava un termine di 28 giorni per produrre i documenti richiesti.
Il silenzio sarebbe equivalso a un’ammissione implicita che “la
Repubblica Murrawarri è da considerarsi uno Stato libero e indipendente,
in linea con le norme e le convenzioni internazionali.” Il termine è
scaduto l’8 maggio, sicché domenica 12 maggio il Murrawarri Peoples
Council ha dato ufficialmente via alla campagna di riconoscimento presso
l’Onu.
Nelle intenzioni, sembra tutto fuorché un esercizio di stile.
Dalla dichiarazione di “continuata indipendenza” di aprile, il Peoples
Council si è attivato per creare strutture istituzionali di transizione,
tra cui tribunali locali, un ministero dell’Industria e uno della
Difesa civile. I suoi rappresentanti parlano di incentivi fiscali per i
cittadini murrawarri e confidano che la loro mossa inneschi un revival
dell’indipendentismo aborigeno.
È presto per dire quale esito avrà l’azione presso le Nazioni Unite.
Di certo, non sono le dimensioni (modeste) né il potenziale economico
(altrettanto limitato) della piccola repubblica a poter impensierire
Canberra.
Tuttavia, l’iniziativa dimostra che i rapporti tra governo australiano e comunità aborigene restano problematici e che quella delle rivendicazioni politiche dei nativi resta una questione aperta.
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