Fonte: LIMES-Rivista di Geopolitica
di Francesco Sisci
Il cyberspionaggio statunitense non è diretto contro il cittadino
comune: mira a prevenire atti di terrorismo e a scoprire i segreti dei
rivali geopolitici. Se Washington vendesse la sua tecnologia a Pechino
sarebbe meglio per entrambe.
Possiamo essere onesti? Con lo sviluppo delle nuove tecnologie, non ci sono più segreti per nessuno.
Oggi è possibile intercettare ogni singola chiamata fatta da un
cellulare, registrarla e memorizzarla. La registrazione e
l'archiviazione sono economiche, quindi avvengono in in maniera
sistematica.
Il problema è che ci sono troppe informazioni e ciò
rende la situazione più opaca di quando ce ne sono poche; ma non
importa, perché esistono molti tipi di software per l'analisi dei dati
ed è sempre possibile monitorare in maniera specifica una persona.
La polizia, o qualunque agenzia di sicurezza con accesso ai registri telefonici,
può controllare tutto quello che viene detto al telefono grazie a un
programma per il riconoscimento vocale in grado di trascrivere la
conversazione.
Inoltre i cellulari possono essere attivati - anche
quando in teoria sarebbero spenti - per funzionare come cimici e
registrare le conversazioni. Grazie all'accuratezza dei dispositivi di
localizzazione inseriti nei telefoni, le autorità possono sapere persino
quando e dove ha avuto luogo il dialogo.
Queste tecnologie rendondo i vecchi armamentari per le intercettazioni e le antenne spia completamente obsoleti.
Bastano questi pratici cellulari. La tecnologia c'è e in Italia, per
esempio, le periodiche ondate di rivelazioni sulle conversazioni
telefoniche tra politici o donne del mondo dello spettacolo dimostrano
che anche potenze di secondo livello possono farlo.
Certamente le superpotenze devono essere in grado di farlo meglio.
Il limite è politico, non tecnologico. Fino a che punto un governo è
intenzionato a registrare - e, soprattutto, in quali modi vuole
utilizzare - tutte queste informazioni?
Per i paesi democratici il limite è la privacy, dal
momento che l'utilizzo indiscreto delle informazioni potrebbe portare a
ricatti, limiti alla libertà personale e quindi a una distrosione della
società. Gli Stati autoritari usano le intercettazioni per controllare
le persone in maniera ancora più intrusiva. Tuttavia, persino in questi
ultimi Stati il controllo della popolazione provoca una forte
opposizione. In Cina, per esempio, c'è un patto politico con i
cittadini: possono avere tutta la libertà sociale e personale che
vogliono, basta che non si immischino nella politica.
In ogni caso, un governo potente, se vuole, può controllare la vita delle persone
- fino a sapere come hanno dormito - portandogli via l'indipendenza e
la privacy. Alcuni governi, grazie a Internet, possono spiare anche chi
vive in altri paesi.
Questo è il contesto generale della questione - fortemente dibattuta - della guerra cibernetica
tra Usa e Cina e della controversia riguardo l'attività di
intercettazione della National Security Agency (Nsa) contro i cittadini
statunitensi. A complicare ulteriormente le cose, Edward Snowden 29
anni, che ha reso pubblico il programma di spionaggio dell'Nsa ed è
volato a Hong Kong dando ai cinesi l'occasione per dire che non sono gli
unici a spiare i propri cittadini.
Effettivamente, dietro al monitoraggio frenetico dei telefonini c'è più dell'intenzione
di spiare la gente comune. L'accesso sempre più semplice alle
telecomunicazioni ha fornito ai terroristi e ad altre losche
organizzazioni una piattoforma senza precedenti. Al Qaida non sarebbe
esistita senza cellulari e Internet. Molte agenzie di sicurezza
affermano - e c'è ragione di credergli - che dozzine di attacchi
terroristici sono stati sventati grazie al controllo delle
telecomunicazioni.
Inoltre, è normale che questi nuovi strumenti elettronici siano usati per spiare gli altri paesi
e rubare i segreti di Stato. Questo è ciò che fanno gli Stati dalla
loro formazione e ora lo fanno con gli ultimi ritrovati tecnologici. In
teoria, non è diverso da quanto accadeva in passato; in pratica è un
mondo completamente nuovo.
Le regole di ingaggio adottate durante la Guerra Fredda erano l'aggiornamento di
quelle usate nei secoli precedenti. Ma nel cyberspazio non c'è un
precedente da cui imparare ed è molto difficile decidere dove tracciare
la linea da non superare.
Questa linea è estremamente importante dato che Internet è l'arma definitiva.
È lo strumento con il quale un paese può prevalere su un altro senza
sparare un colpo, semplicemente entrando in tutti i sistemi
dell'avversario, da quello che controlla le testate nucleari a quello
che gestisce acqua ed elettricità.
Oltretutto, il confronto è asimmetrico. Washington
vorrebbe avere informazioni sulla politica e sull'esercito cinese, ma i
cinesi, e ogni altro paese tecnologicamente indietro rispetto agli Stati
Uniti, vorrebbero colmare il gap tecnologico che separa i due paesi.
Pechino vuole rubare i segreti industriali degli Usa, dato che ce ne sono molti.
Di fatto gli Stati Uniti sono i più minacciati dal cyberspionaggio
perché sono quelli che hanno più da perdere. Può anche darsi che
Washington spii in misura maggiore la Cina che viceversa, ma chi ha più
da rubare è quest'ultima. Ciò spiegherebbe perché gli Stati Uniti siano
più preoccupati per il cyberspionaggio rispetto alla Repubblica Popolare
Cinese (Rpc) o agli altri paesi.
In ogni caso, rubare segreti industriali non è così sicuro come potrebbe sembrare. I
governi e le multinazionali, consci di poter subire dei furti, possono
diffondere informazioni false o leggermente distorte per far si che chi
le ruba commetta degli errori o realizzi dei prodotti difettosi.
D'altro canto, l'isolamento potrebbe stimolare la ricerca nazionale -
per esempio in Cina, un paese con molti soldi da investire nella
ricerca che potrebbe prendere una strada diversa dagli Usa e poi
surclassare la tecnologia americana. In quel caso, la strategia migliore
per entrambi i paesi (quello avanzato e quello in avanzamento)
sarebbere quella di vendere la tecnologia. Così Washington si
arricchirebbe e fornirebbe a Pechino un incentivo a non rubare.
Inoltre, vendendo la propria tecnologia alla Cina, gli
Stati Uniti potrebbero agganciarla meglio al proprio sviluppo
tecnologico, minimizzando il rischio di essere scavalcati e
guadagnandoci dei soldi. La Russia, che pure con Pechino ha dei problemi
di sicurezza molto più grandi di quelli degli Usa, lo fa; Washington
no.
Nell'ambito di un accordo generale sul trasferimento di tecnologia e sulla cybersicurezza,
anche la privacy delle persone potrebbe essere meglio tutelata. Stati
Uniti e Cina, meno preoccupati per il rischio di subire attacchi
dall'altro paese, potrebbero ridurre il livello di controllo sui propri
cittadini e accordarsi su un codice di condotta per rispettare la sfera
privata.
Al contrario, più animosità tra le due potenze aumenterebbe il livello della security
in entrambi i paesi. Si alzerebbe quindi anche il livello di
monitoraggio dei cittadini, che in certi casi finirebbero per essere
spiati dalle agenzie di sicurezza di più di un paese.
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