martedì 25 giugno 2013

La privacy negli Usa dipende anche da un accordo con la Cina.

Fonte: LIMES-Rivista di Geopolitica

di Francesco Sisci

Il cyberspionaggio statunitense non è diretto contro il cittadino comune: mira a prevenire atti di terrorismo e a scoprire i segreti dei rivali geopolitici. Se Washington vendesse la sua tecnologia a Pechino sarebbe meglio per entrambe.

Possiamo essere onesti? Con lo sviluppo delle nuove tecnologie, non ci sono più segreti per nessuno. Oggi è possibile intercettare ogni singola chiamata fatta da un cellulare, registrarla e memorizzarla. La registrazione e l'archiviazione sono economiche, quindi avvengono in in maniera sistematica.

Il problema è che ci sono troppe informazioni e ciò rende la situazione più opaca di quando ce ne sono poche; ma non importa, perché esistono molti tipi di software per l'analisi dei dati ed è sempre possibile monitorare in maniera specifica una persona.

La polizia, o qualunque agenzia di sicurezza con accesso ai registri telefonici, può controllare tutto quello che viene detto al telefono grazie a un programma per il riconoscimento vocale in grado di trascrivere la conversazione.  

Inoltre i cellulari possono essere attivati - anche quando in teoria sarebbero spenti - per funzionare come cimici e registrare le conversazioni. Grazie all'accuratezza dei dispositivi di localizzazione inseriti nei telefoni, le autorità possono sapere persino quando e dove ha avuto luogo il dialogo.

Queste tecnologie rendondo i vecchi armamentari per le intercettazioni e le antenne spia completamente obsoleti. Bastano questi pratici cellulari. La tecnologia c'è e in Italia, per esempio, le periodiche ondate di rivelazioni sulle conversazioni telefoniche tra politici o donne del mondo dello spettacolo dimostrano che anche potenze di secondo livello possono farlo.

Certamente le superpotenze devono essere in grado di farlo meglio. Il limite è politico, non tecnologico. Fino a che punto un governo è intenzionato a registrare - e, soprattutto, in quali modi vuole utilizzare - tutte queste informazioni?

Per i paesi democratici il limite è la privacy, dal momento che l'utilizzo indiscreto delle informazioni potrebbe portare a ricatti, limiti alla libertà personale e quindi a una distrosione della società. Gli Stati autoritari usano le intercettazioni per controllare le persone in maniera ancora più intrusiva. Tuttavia, persino in questi ultimi Stati il controllo della popolazione provoca una forte opposizione. In Cina, per esempio, c'è un patto politico con i cittadini: possono avere tutta la libertà sociale e personale che vogliono, basta che non si immischino nella politica.

In ogni caso, un governo potente, se vuole, può controllare la vita delle persone - fino a sapere come hanno dormito - portandogli via l'indipendenza e la privacy. Alcuni governi, grazie a Internet, possono spiare anche chi vive in altri paesi.

Questo è il contesto generale della questione - fortemente dibattuta - della guerra cibernetica tra Usa e Cina e della controversia riguardo l'attività di intercettazione della National Security Agency (Nsa) contro i cittadini statunitensi. A complicare ulteriormente le cose, Edward Snowden 29 anni, che ha reso pubblico il programma di spionaggio dell'Nsa ed è volato a Hong Kong dando ai cinesi l'occasione per dire che non sono gli unici a spiare i propri cittadini.

Effettivamente, dietro al monitoraggio frenetico dei telefonini c'è più dell'intenzione di spiare la gente comune. L'accesso sempre più semplice alle telecomunicazioni ha fornito ai terroristi e ad altre losche organizzazioni una piattoforma senza precedenti. Al Qaida non sarebbe esistita senza cellulari e Internet. Molte agenzie di sicurezza affermano - e c'è ragione di credergli - che dozzine di attacchi terroristici sono stati sventati grazie al controllo delle telecomunicazioni.

Inoltre, è normale che questi nuovi strumenti elettronici siano usati per spiare gli altri paesi e rubare i segreti di Stato. Questo è ciò che fanno gli Stati dalla loro formazione e ora lo fanno con gli ultimi ritrovati tecnologici. In teoria, non è diverso da quanto accadeva in passato; in pratica è un mondo completamente nuovo.

Le regole di ingaggio adottate durante la Guerra Fredda erano l'aggiornamento di quelle usate nei secoli precedenti. Ma nel cyberspazio non c'è un precedente da cui imparare ed è molto difficile decidere dove tracciare la linea da non superare.

Questa linea è estremamente importante dato che Internet è l'arma definitiva. È lo strumento con il quale un paese può prevalere su un altro senza sparare un colpo, semplicemente entrando in tutti i sistemi dell'avversario, da quello che controlla le testate nucleari a quello che gestisce acqua ed elettricità.

Oltretutto, il confronto è asimmetrico. Washington vorrebbe avere informazioni sulla politica e sull'esercito cinese, ma i cinesi, e ogni altro paese tecnologicamente indietro rispetto agli Stati Uniti, vorrebbero colmare il gap tecnologico che separa i due paesi.

Pechino vuole rubare i segreti industriali degli Usa, dato che ce ne sono molti. Di fatto gli Stati Uniti sono i più minacciati dal cyberspionaggio perché sono quelli che hanno più da perdere. Può anche darsi che Washington spii in misura maggiore la Cina che viceversa, ma chi ha più da rubare è quest'ultima. Ciò spiegherebbe perché gli Stati Uniti siano più preoccupati per il cyberspionaggio rispetto alla Repubblica Popolare Cinese (Rpc) o agli altri paesi.

In ogni caso, rubare segreti industriali non è così sicuro come potrebbe sembrare. I governi e le multinazionali, consci di poter subire dei furti, possono diffondere informazioni false o leggermente distorte per far si che chi le ruba commetta degli errori o realizzi dei prodotti difettosi.

D'altro canto, l'isolamento potrebbe stimolare la ricerca nazionale - per esempio in Cina, un paese con molti soldi da investire nella ricerca che potrebbe prendere una strada diversa dagli Usa e poi surclassare la tecnologia americana. In quel caso, la strategia migliore per entrambi i paesi (quello avanzato e quello in avanzamento) sarebbere quella di vendere la tecnologia. Così Washington si arricchirebbe e fornirebbe a Pechino un incentivo a non rubare.

Inoltre, vendendo la propria tecnologia alla Cina, gli Stati Uniti potrebbero agganciarla meglio al proprio sviluppo tecnologico, minimizzando il rischio di essere scavalcati e guadagnandoci dei soldi. La Russia, che pure con Pechino ha dei problemi di sicurezza molto più grandi di quelli degli Usa, lo fa; Washington no.

Nell'ambito di un accordo generale sul trasferimento di tecnologia e sulla cybersicurezza, anche la privacy delle persone potrebbe essere meglio tutelata. Stati Uniti e Cina, meno preoccupati per il rischio di subire attacchi dall'altro paese, potrebbero ridurre il livello di controllo sui propri cittadini e accordarsi su un codice di condotta per rispettare la sfera privata.

Al contrario, più animosità tra le due potenze aumenterebbe il livello della security in entrambi i paesi. Si alzerebbe quindi anche il livello di monitoraggio dei cittadini, che in certi casi finirebbero per essere spiati dalle agenzie di sicurezza di più di un paese.


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