NON UNA NUOVA URSS - Tornato per la terza volta alla guida della Federazione Russa, il presidente Vladimir Putin, per la sua rinnovata esperienza al Cremlino, intende portare a termine una missione già avviata dal suo predecessore Dmitrij Medvedev, restituire alla Russia quel ruolo di superpotenza,
ricoperto fino al 1991, all'interno dello scacchiere mondiale. Non un
remake della ex Unione Sovietica ma una rinascita economica basata sul
modello d'integrazione dell'Unione Europea. Non a caso, il primo passo
per la realizzazione del grande progetto ha visto proprio la creazione
di un unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan seguendo
le orme del Trattato di Roma. Accordo che vide nel 1957 l'istituzione
di un unione doganale tra Italia, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo
e Paesi Bassi con la nascita della Comunità economica europea (CEE),
preludio dell'attuale Ue.
BLOCCARE L'AVANZATA EUROPEA A EST - Oltre alla crescita economica appare chiaro però che Putin ed il suo braccio destro puntino a frenare la "conquista" europea delle nazioni ex sovietiche. Caso emblematico quello dell'Ucraina,
che ormai, dismessa ogni aspirazione verso l'Unione Europea, sotto la
presidenza Yanukovych sembra virare in direzione della "casa Russia".
UN PONTE TRA ORIENTE E OCCIDENTE - In vigore dal 2010, l'unione doganale tra i tre paesi ex sovietici a gennaio di quest'anno ha cambiato volto, mutando in Comunità economica eurasiatica (CEEA ) e palesando quindi una chiara volontà di giungere alla creazione di un'Unione Eurasiatica entro il 2015. L'annuncio è arrivato dallo stesso primo ministro Medvedev lo
scorso 15 giugno, in occasione del forum Spazio economico unico,
rendendo di pubblico dominio anche il progetto per la creazione di una
moneta unica nello spazio eurasiatico unito. Quest'area si porrebbe come
naturale ponte economico tra l’Unione Europea e le emergenti economie
asiatiche, prima fra tutte la Cina, complice anche l’ingresso della
Russia nell' Organizzazione mondiale del commercio il 22 agosto di
quest'anno, a seguito di 19 anni d'attesa.
A
dispetto di tutti i sogni ed i grandi progetti quello che però conta
veramente è capire ora quali repubbliche ex sovietiche saranno disposte a
condividere il progetto di Mosca oltre alla Bielorussia al Kazakistan
ed al Kirghizistan e Tajikistan che presto entreranno a far parte dell'aera di libero scambio.
Resta difficile credere che a poco più di vent'anni dal crollo del blocco Urss i neo stati indipendenti, ad esclusione dei paesi baltici ormai europei,
siano disposti a cedere porzioni della loro sovranità e a correre il
rischio di dover sottostare agli eventuali diktat di Mosca.di Maria Paterno
fonte: Il Caffè Geopolitico
21 settembre 2012
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