sabato 29 settembre 2012

ONU: confronto Israele-Palestina

Fonte: LIMES

All’Onu vince Netanyahu e perde la Palestina

di Umberto De Giovannangeli

 Più che un intervento, il premier israeliano ha realizzato un vero e proprio show mediatico all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. La linea rossa, l'ultimatum all'Iran e le elezioni in Usa. E di questione palestinese non si parla quasi più.

Punta su Mitt Romney ma prova a mobilitare la composita “lobby israeliana” statunitense per provare a ricucire lo strappo, personale oltre che politico, con Barack Obama. E dalla tribuna della 67ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Benjamin “Bibi” Netanyahu va all’attacco e traccia la sua “linea rossa” sul fronte più esplosivo: quello iraniano.

Vince, “Bibi”, perché grazie anche alla colpevole inerzia della comunità internazionale ricaccia nell’ombra del dimenticatoio la “questione palestinese”, riducendo a marginale comprimario il sempre più sbiadito presidente dell’Anp, Mahmud Abbas (Abu Mazen); soprattutto, vince perchè detta le sue condizioni politiche e temporali sul dossier-Iran.

La forza di Netanyahu è nella debolezza e nelle divisioni della comunità internazionale, a cominciare dagli Usa e da un’Europa ripiegata su se stessa e su una irrisolta crisi economica e finanziaria. Il tempo lavora per “Bibi”. Lo spettro di una Shoah atomica è uno straordinario collante interno per una società, quella israeliana, sempre più lacerata al suo interno ma che trova la sua unità nel far fronte al Nemico esterno. Tanto più se esso - il regime di Teheran - appare come una minaccia mortale all’esistenza stessa dello Stato ebraico.

Il solo agitare con sempre maggiore dovizia di particolari i piani d’attacco ai siti nucleari - e non solo - iraniani serve al primo ministro d’Israele per condizionare l’iniziativa internazionale sull’intero scacchiere mediorientale. Da abile comunicatore, quale indubbiamente è, Netanyahu ha trasformato il suo intervento al Palazzo di Vetro in un vero e proprio show mediatico.

Con un pennarello, il premier israeliano ha tracciato una linea rossa sul disegno in stile fumetto di una bomba che ha mostrato all'Assemblea generale delle Nazioni Unite: uno stratagemma ad effetto per affermare con la massima serietà che entro la prossima estate l'Iran avrà raggiunto la fase finale per la produzione dell'uranio necessario alla realizzazione del suo primo ordigno nucleare, e che deve essere fermato prima. Da qui la necessità di un ultimatum.


Il mondo con un Iran nucleare sarebbe in pericolo come se al Qaeda avesse l'atomica, avverte Netanyahu, affermando che «di fronte ad una chiara linea rossa Teheran si fermerà », dando più tempo alle sanzioni e alla diplomazia per convincere il regime iraniano «a smantellare del tutto il suo programma di armamento nucleare». Netanyahu ha anche dichiarato di essere «totalmente d'accordo» con il presidente americano Barack Obama, che, dalla stessa tribuna, aveva sostenuto che «un Iran con l'arma nucleare non è una sfida che può essere contenuta» e gli Stati Uniti faranno «ciò che devono» per impedirlo.

A 40 giorni dalle elezioni presidenziali Usa, Obama si è però limitato ad affermare che per la democrazia «il tempo non è illimitato»; mentre per Netanyahu è necessario essere più espliciti, perchè «il tempo stringe» e «il calendario nucleare iraniano non aspetta». Tuttavia, ha aggiunto, «Israele sta discutendo la questione con gli Stati Uniti e sono fiducioso che potremo tracciare un percorso per proseguire insieme».

Nel suo intervento di oltre mezz'ora, Netanyahu ha dedicato meno tempo alla questione palestinese, definendo peraltro «diffamatorio» il discorso pronunciato poco prima da quello stesso podio da Abu Mazen, il quale aveva a lungo puntato il dito contro Israele, accusandolo di condurre una colonizzazione «razzista» dei territori palestinesi e di spingere questi ultimi verso una «nuova catastrofe».


Tuttavia, aveva affermato Abu Mazen, «esiste ancora una possibilità, forse l'ultima, di salvare la soluzione dei due Stati e la pace». In questo senso il presidente palestinese ha esortato il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ad adottare «con urgenza» una risoluzione che «ponga le basi di una soluzione del conflitto israelo-palestinese», che serva da guida «vincolante verso la soluzione dei due Stati, Israele e Palestina».

Ma Abu Mazen ha anche annunciato di aver avviato una iniziativa per il riconoscimento da parte dell'Assemblea generale entro il prossimo settembre di un nuovo status per la Palestina, ovvero il passaggio di livello da «entità » a «Stato non membro», dicendosi «fiducioso che la gran parte dei paesi del mondo sostiene questa iniziativa che ha lo scopo di salvare la pace».

Si tratta di un'iniziativa che rappresenta comunque una marcia indietro rispetto a quando l'anno scorso Abu Mazen aveva chiesto, in quella stessa aula, che il Consiglio di sicurezza dell'Onu prendesse in considerazione la richiesta della Palestina di essere ammessa alle Nazioni Unite come Stato a pieno titolo. Richiesta naufragata a causa della ferma opposizione di Israele e Stati Uniti.

Netanyahu incassa questo risultato e vince facile sul campo palestinese. Ma l’Iran è un’altra partita. «La Repubblica islamica dell'Iran è abbastanza forte da potersi difendere e si riserva il diritto di rispondere con tutta la forza necessaria a qualsiasi attacco», si legge in una dichiarazione del rappresentate iraniano all’Onu, Eshagh Al Habib. La guerra delle parole tra Gerusalemme e Teheran prosegue. Quella dei missili è sulla rampa di lancio.




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