Angela Merkel si trova nella situazione paradossale di essere spinta dai
suoi alleati di governo ad essere ancora più intransigente di quanto
già sia nella linea del rigore perseguita all’interno dell’Unione
europea.
Ad aprire il fuoco su possibili cedimenti verso i Paesi cicale dell’area
Sud è stato il ministro delle Finanze della Baviera, Markus Soeder,
esponente della Csu, la democrazia cristiana bavarese, alleata della Cdu
e della Fdp nel governo Merkel. Una Csu che da sempre governa la
cattolicissima Baviera e che rappresenta per la Cdu, che è un partito su
base nazionale, un punto fisso dal quale non si può prescindere.
Per Soeder quindi la linea del rigore imposta a Paesi come Spagna,
Portogallo, Grecia e Italia va più che bene. Ma adesso che la Corte
Costituzionale di Karlsruhe ha dato il via libera alla firma da parte
del Bundestag del trattato sul nuovo fondo salva Stati, l’Esm, la
Germania deve fare sentire maggiormente la sua voce per impedire che
qualcuno sgarri. Il sì tedesco era l’ultimo che mancava per permettere
all’Esm di comprare i titoli decennali come i Btp italiani e i Bonos
spagnoli quando il differenziale di rendimento (spread) con i Bund
tedeschi raggiunga livelli eccessivi, mettendo in pericolo la stabilità
dello stesso sistema di moneta unica. La Corte ha però fissato un
preciso limite alla contribuzione tedesca alle disponibilità di
liquidità dell’Esm che non potrà superare i 190 miliardi di euro, che
rappresenta il tetto complessivo. Gli altri 310 miliardi sono fatti di
garanzie. Ma questo alla Csu non basta. E quindi Soeder ha affermato che
la Bundesbank, il cui presidente Jens Weidmann, siede nel direttivo
dell’istituto centrale di Francoforte, dovrebbe avere un diritto di veto
sulla concessione di aiuti ai Paesi in crisi da parte della Bce e
dell’Esm. Soeder, una somiglianza con il leghista Salvini, ha già fatto
parlare di sé, profetizzando per l'Italia la stessa fine della Grecia. A
suo avviso, per il bene della Germania, Atene dovrebbe uscire
dall'euro. Inoltre ha insistito, il Bundestag, prima di votare
l'approvazione alla richiesta di aiuti ad un Paese in crisi, dovrebbe
chiedere una perizia della Bundesbank, visto che i programmi di aiuti
sono così complicati che nessuno riesce a capirne il significato.
Soeder ha ricordato che la Bundesbank rappresenta l'istituzione di cui i
tedeschi si fidano di più e di conseguenza anche quella che molti
politici dei Paesi cicale e indebitati vedono con scetticismo e con
fastidio. Il politico bavarese, con un occhio rivolto alle elezioni
dell’anno prossimo, ha lamentato che la Bce abbia modificato alla
chetichella il suo mandato di garante della stabilità dei prezzi
nell’eurozona e si stia evolvendo sempre più come un finanziatore degli
Stati in difficoltà. Scontata la conclusione. Non si può più sostenere
il principio di un voto per ogni Paese rappresentato nel consiglio dei
governatori della Bce. Bisogna allora cambiare il peso della
rappresentanza secondo il modello dell'Fondo monetario internazionale.
Deve decidere chi garantisce e chi paga di più. Quindi la Germania.
di Filippo Ghira
Fonte: www.rinascita.eu
28 settembre 2012
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