domenica 24 marzo 2013

Cosa succede a Cipro.

Fonte: INTERNAZIONALE
di Anna Franchin

Il 25 giugno 2012 Cipro ha chiesto aiuto finanziario all’Unione europea. Quasi nove mesi dopo, il 15 e 16 marzo 2013, la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale (la cosiddetta troika) hanno approvato un piano di salvataggio da 10 miliardi di euro per evitare che l’isola andasse in bancarotta. Come ha fatto Cipro a trovarsi in questa situazione? Perché si è parlato di tasse sui depositi nelle banche? E cosa c’entrano i russi?

Prima della crisi
Per il Fondo monetario internazionale, prima del 2008 Cipro stava attraversando “un lungo periodo di forte crescita e bassa disoccupazione, e le finanze dello stato erano in buona salute”. E neanche nel 2009 i problemi dell’isola erano gravi come quelli di altri paesi dell’eurozona. Lo stato però non aveva controllato le banche. Aveva lasciato che alcune diventassero troppo grandi per riuscirle poi gestire in caso di emergenza e, soprattutto, non si era preoccupato della provenienza dei capitali (in maggioranza greci e russi) che gli istituti dell’isola attiravano.
Sembra che nel 2011 il totale delle operazioni svolte dalle banche cipriote, compresi i prestiti, sia stato pari all’835 per cento del prodotto interno lordo, cioè del valore complessivo di tutti i beni e i servizi prodotti da Cipro. Le banche hanno concesso molti prestiti alla Grecia e hanno investito grosse fette dei loro patrimoni in titoli di stato greci, pur sapendo che era rischioso. Poi la Grecia è finita sull’orlo della bancarotta e, d’accordo con la troika, ha fatto partecipare alle perdite anche i suoi creditori. Così le banche di Cipro hanno perso l’80 per cento dei soldi che avevano investito nei titoli greci. E sono cominciati i guai grossi.
Meglio la Russia
Le banche degli altri paesi europei sono state salvate dai rispettivi governi. Gli stati hanno usato il denaro pubblico per aumentare o ricostituire i capitali degli istituti di credito ottenendo in cambio delle obbligazioni. Hanno preferito cioè ricapitalizzare le banche piuttosto che lasciarle fallire e rischiare complicazioni ancora più gravi. Il governo di Cipro vorrebbe fare la stessa cosa, ma non ha i mezzi per salvare le banche da solo. Anche se l’isola ha adottato l’euro dal 2008, ha fatto di tutto per evitare l’intervento della troika e ha scelto invece di chiedere aiuto a Mosca.
La Russia ha sempre considerato Cipro una base strategica per i suoi interessi nel Mediterraneo e negli ultimi anni molti russi hanno depositato i loro soldi nelle banche cipriote approfittando di tasse molto basse. Qualche banca ha accettato senza fare domande 21 miliardi di euro dagli oligarchi russi e da altri milionari arabi con patrimoni enormi e non sempre facili da giustificare.
Anche se con la crisi del debito molti investitori russi hanno deciso di ritirare i propri capitali, Cipro e la Russia si sono alla fine accordate per un finanziamento di 2,5 miliardi di euro. Ma questi soldi non sono bastati. Cipro allora si è rivolta alla Cina, chiedendo 1,5 miliardi di euro. Anche questo prestito è stato insufficiente. Così alla fine Cipro ha dovuto rivolgersi all’Unione europea e al fondo salva-stati, un fondo creato nel maggio 2010 per aiutare i paesi europei in difficoltà economica senza mettere a rischio la stabilità finanziaria dell’eurozona.
Così è diventata il quinto paese dell’eurozona a ricevere degli aiuti per evitare il fallimento (prima di Cipro ci sono stati Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna).
La tassa sui depositi bancari e il piano B
Il governo di Cipro aveva richiesto circa 18 miliardi di euro, la troika ha concesso 10 miliardi. Per trovare i soldi che mancavano, il governo di Cipro ha proposto allora una tassa sui depositi bancari (come avevano fatto l’Italia nel 1992 e la Norvegia nel 1936) da cui sperava di incassare 5,8 miliardi di euro.
In origine era previsto un prelievo del 6,75 per cento sui depositi fino a 100mila euro e del 9,9 per cento su quelli superiori. In seguito alle proteste scoppiate nel paese, il ministro delle finanze Michalis Sarris ha proposto di escludere dalla tassazione i depositi fino ai 20mila euro. I risparmiatori tassati avrebbero ricevuto in compenso delle azioni della loro banca. Ma il 20 marzo 2013 il parlamento cipriota ha bocciato il progetto di legge.
Senza la tassa sui depositi, Cipro dovrà trovare altrove i circa sei miliardi di euro di cui ha bisogno. Il paese spera in nuovo aiuto della Russia e ha offerto al capo del governo russo Dmitri Medvedev i diritti di sfruttamento per la fornitura di gas naturale al largo delle coste dell’isola. Per ora, comunque la situazione è ancora incerta e il governo guidato da Nicos Anastasiades ha deciso la chiusura delle banche fino alla settimana prossima.

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