Fonte: INTERNAZIONALE
di Anna Franchin
Il 25 giugno 2012 Cipro ha chiesto aiuto finanziario all’Unione
europea. Quasi nove mesi dopo, il 15 e 16 marzo 2013, la Commissione
europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale
(la cosiddetta troika) hanno approvato un piano di salvataggio
da 10 miliardi di euro per evitare che l’isola andasse in bancarotta.
Come ha fatto Cipro a trovarsi in questa situazione? Perché si è parlato
di tasse sui depositi nelle banche? E cosa c’entrano i russi?
Prima della crisi
Per il Fondo monetario internazionale, prima del 2008 Cipro stava
attraversando “un lungo periodo di forte crescita e bassa
disoccupazione, e le finanze dello stato erano in buona salute”. E
neanche nel 2009 i problemi dell’isola erano gravi come quelli di altri
paesi dell’eurozona. Lo stato però non aveva controllato le banche.
Aveva lasciato che alcune diventassero troppo grandi per riuscirle poi
gestire in caso di emergenza e, soprattutto, non si era preoccupato
della provenienza dei capitali (in maggioranza greci e russi) che gli
istituti dell’isola attiravano.
Sembra che nel 2011 il totale delle operazioni svolte dalle banche
cipriote, compresi i prestiti, sia stato pari all’835 per cento del
prodotto interno lordo, cioè del valore complessivo di tutti i beni e i
servizi prodotti da Cipro. Le banche hanno concesso molti prestiti alla
Grecia e hanno investito grosse fette dei loro patrimoni in titoli di
stato greci, pur sapendo che era rischioso. Poi la Grecia è finita
sull’orlo della bancarotta e, d’accordo con la troika, ha fatto
partecipare alle perdite anche i suoi creditori. Così le banche di Cipro
hanno perso l’80 per cento dei soldi che avevano investito nei titoli
greci. E sono cominciati i guai grossi.
Meglio la Russia
Le banche degli altri paesi europei sono state salvate dai rispettivi
governi. Gli stati hanno usato il denaro pubblico per aumentare o
ricostituire i capitali degli istituti di credito ottenendo in cambio
delle obbligazioni. Hanno preferito cioè ricapitalizzare le banche
piuttosto che lasciarle fallire e rischiare complicazioni ancora più
gravi. Il governo di Cipro vorrebbe fare la stessa cosa, ma non ha i
mezzi per salvare le banche da solo. Anche se l’isola ha adottato l’euro
dal 2008, ha fatto di tutto per evitare l’intervento della troika e ha
scelto invece di chiedere aiuto a Mosca.
La Russia ha sempre considerato Cipro una base strategica per i suoi
interessi nel Mediterraneo e negli ultimi anni molti russi hanno
depositato i loro soldi nelle banche cipriote approfittando di tasse
molto basse. Qualche banca ha accettato senza fare domande 21 miliardi
di euro dagli oligarchi russi e da altri milionari arabi con patrimoni enormi e non sempre facili da giustificare.
Anche se con la crisi del debito molti investitori russi hanno deciso
di ritirare i propri capitali, Cipro e la Russia si sono alla fine
accordate per un finanziamento di 2,5 miliardi di euro. Ma questi soldi
non sono bastati. Cipro allora si è rivolta alla Cina, chiedendo 1,5
miliardi di euro. Anche questo prestito è stato insufficiente. Così alla
fine Cipro ha dovuto rivolgersi all’Unione europea e al fondo
salva-stati, un fondo creato nel maggio 2010 per aiutare i paesi europei
in difficoltà economica senza mettere a rischio la stabilità
finanziaria dell’eurozona.
Così è diventata il quinto paese dell’eurozona a ricevere degli aiuti
per evitare il fallimento (prima di Cipro ci sono stati Irlanda,
Portogallo, Grecia e Spagna).
La tassa sui depositi bancari e il piano B
Il governo di Cipro aveva richiesto circa 18 miliardi di euro, la troika
ha concesso 10 miliardi. Per trovare i soldi che mancavano, il governo
di Cipro ha proposto allora una tassa sui depositi bancari (come avevano fatto l’Italia nel 1992 e la Norvegia nel 1936) da cui sperava di incassare 5,8 miliardi di euro.
In origine era previsto un prelievo del 6,75 per cento sui depositi
fino a 100mila euro e del 9,9 per cento su quelli superiori. In seguito
alle proteste scoppiate nel paese, il ministro delle finanze Michalis
Sarris ha proposto di escludere dalla tassazione i depositi fino ai
20mila euro. I risparmiatori tassati avrebbero ricevuto in compenso
delle azioni della loro banca. Ma il 20 marzo 2013 il parlamento
cipriota ha bocciato il progetto di legge.
Senza la tassa sui depositi, Cipro dovrà trovare altrove
i circa sei miliardi di euro di cui ha bisogno. Il paese spera in nuovo
aiuto della Russia e ha offerto al capo del governo russo Dmitri
Medvedev i diritti di sfruttamento per la fornitura di gas naturale al
largo delle coste dell’isola. Per ora, comunque la situazione è ancora
incerta e il governo guidato da Nicos Anastasiades ha deciso la chiusura
delle banche fino alla settimana prossima.
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